scopo sociale di un piano di welfare come progettare una politica di welfare parte 5
28/06/2023 Welfare

Nei miei articoli precedenti ho più volte evidenziato che dare i cosiddetti buoni spesa ai propri dipendenti, pur restando un’azione molto positiva e apprezzata, non vuol dire fare Welfare. I buoni spesa sono una piccola parte del Welfare, sono solo una minima parte dei fringe benefit.  

 

Come progettare un piano di Welfare: scopo sociale, non solo buoni pasto 

L’aspetto fondamentale di una politica di Welfare è avere uno scopo sociale, rivolto sia ai dipendenti sia al territorio entro il quale l’azienda opera. Fare Welfare per i propri dipendenti vuol dire partire dai loro bisogni, per cercare non solo di soddisfare le loro necessità dal punto di vista dell’economia personale e/o famigliare, ma anche adoperarsi per fornire loro gli strumenti necessari per pensare al proprio futuro. Di seguito alcuni esempi di come si possono individuare specifici strumenti di Welfare coerenti con il suo scopo sociale.  

 

Diritto alla cura e tutela del patrimonio personale e famigliare: copertura sanitaria integrativa 

Il Servizio Sanitario Nazionale ha ormai raggiunto una situazione critica, non essendo più in grado di far fronte alle esigenze della comunità, soprattutto per quanto riguarda le tempistiche di risposta. Per questo motivo, l’azienda potrebbe mettere a disposizione dei propri dipendenti una somma da destinare ad un piano sanitario. A fronte di un investimento fisso e pianificato nel tempo, questo consentirebbe loro di non doversi preoccupare delle spese, in caso di problemi di salute, per l’accesso alle cure private, oppure per gestire la perdita di autosufficienza in caso di infortunio o malattia.   

 

Educazione al risparmio e tutela delle redditualità futura: pensione integrativa 

L’INPS non ha più risorse sufficienti per far fronte alle crescenti richieste di pensionamento, questo anche a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e a una natalità prossima allo zero. Questa situazione ha innescato un effetto domino sui lavoratori, provocando un continuo posticipo dell’età pensionabile e una riduzione del valore mensile che il lavoratore andrà a percepire. Per questo motivo, il ruolo del datore di lavoro è fondamentale per sensibilizzare i lavoratori a tutelarsi con una pensione integrativa. Il datore di lavoro potrebbe avere inoltre un ruolo di facilitatore, mettendo a disposizione dei lavoratori un ente che possa supportarli nel farlo, ma anche permettendo loro di dedicare una parte della propria remunerazione, premio di produzione o TFR, a un fondo pensione. 

 

Educazione al risparmio, alla tutela del patrimonio famigliare e alla prevenzione del rischio o di spese future 

Attraverso il supporto di professionisti come consulenti finanziari e assicurativi, si possono organizzare attività di informazione e sensibilizzazione rivolte ai dipendenti, allo scopo di supportarli nella scelta di polizze a tutela dei propri famigliari in caso di eventi traumatici (per esempio, morte prematura o invalidità permanente) oppure nella pianificazione dei risparmi a tutela del proprio patrimonio famigliare o in previsione di spese future (per esempio, l’università per i figli). 

 

Diritto allo studio, alla cultura, alla crescita personale e professionale, sostegno alle famiglie e alla genitorialità: Flexible Benefits 

Attivando alcune piattaforme messe a disposizione da provider esterni all’azienda, il lavoratore potrà disporre del proprio budget in modo semplice e in totale libertà. All’interno di queste piattaforme potrà richiedere il rimborso delle rette scolastiche o dei campus, degli abbonamenti ai trasporti pubblici, le spese per l’assistenza medica domiciliare di persone non autosufficienti, le spese per la baby-sitter, così come pagarsi le vacanze o gli abbonamenti a palestre, teatri, ecc. 

 

Protezione della capacità economica del lavoratore: Convenzioni finanziarie e/o assicurative 

Il datore di lavoro può concordare delle convenzioni con vari soggetti economici per consentire un risparmio ai propri dipendenti nelle spese di vita quotidiana, come ad esempio compagnie assicurative, banche, centri sportivi, attività commerciali, centri medici, asili e scuole, società di utilities, ecc. 

 

Supporto alla mobilità: Agevolazioni e dotazione di mezzi di trasporto 

L’azienda può mettere a disposizione dei propri dipendenti vari strumenti per agevolarne la mobilità per il tragitto casa-lavoro, come ad esempio abbonamenti per i mezzi pubblici, servizio navetta, biciclette elettriche e incentivazione all'utilizzo del car sharing. 

 

Sostegno alla genitorialità e work life balance: Smart working e Orario elastico 

I due strumenti più comuni per agevolare il lavoratore a raggiungere il giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita privata sono lo smart working e l’orario elastico. Entrambi gli strumenti possono assumere varie forme: 

  • Smart working per alcuni giorni alla settimana oppure al mese, o ancora per tutti i giorni lavorativi; 
  • Consentire elasticità di entrata e di uscita durante la stessa giornata lavorativa, purché venga rispettato il numero di ore lavorative giornaliere, oppure richiedere la presenza obbligatoria soltanto in una specifica fascia oraria. 

 

Strumenti di Welfare e scopo sociale: quali mettere a disposizione? 

Le possibilità di fare Welfare in un’azienda sono davvero numerose. Se di vostro interesse, posso elencarvene altre, alcune delle quali potrebbero non dare origine a costi, altre invece necessitano di un budget. 

Categorie

Welfare Finanza

News

15/02/2024
Welfare

Unire le forze. Welfare aziendale e Certificazione ESG per un futuro sostenibile 

di Stefano Campagnoni e Giovanni De Salvo 

Lo scorso dicembre, ho condiviso come le mie aree di interesse, Welfare e Finance, si intreccino profondamente, toccando tematiche cruciali come ESG, adeguati assetti organizzativi, parità di genere, sanità integrativa e pianificazione finanziaria. 

Recentemente, ho avuto il piacere di incontrarmi con Giovanni De Salvo, temporary Manager CFO che si è specializzato in tematiche ESG da oltre un anno, per discutere di queste intersezioni. Questo incontro ha ispirato la creazione di un articolo a quattro mani, dove esploriamo insieme il potenziale delle sinergie tra politiche di Welfare e certificazione ESG. 

ESG e Welfare Aziendale. Un legame indissolubile 
L'acronimo ESG sta per Ecologia, Sostenibilità sociale e Governance. Il Welfare aziendale si focalizza principalmente sugli aspetti sociali e di governance ma, con un'attenta gestione, può contribuire significativamente anche all'ecologia. 

Sostenibilità sociale e Impatto Ecologico attraverso Welfare e Governance  
Il Welfare aziendale mira a migliorare la qualità di vita dei dipendenti e a bilanciare la vita lavorativa con quella privata. Iniziative come coperture sanitarie, fringe benefits, budget per flexible benefit, e supporto psicologico, non solo arricchiscono la vita dei lavoratori e dei loro familiari ma rafforzano anche il tessuto economico e sociale locale. Le strategie di governance, invece, includono il monitoraggio dei KPI aziendali e premi legati agli obiettivi di sostenibilità, promuovendo così pratiche eco-sostenibili. 

Oltre la solidità finanziaria. Il contributo di Giovanni De Salvo 
La visione tradizionale della salute aziendale, focalizzata sulla solidità finanziaria, è in evoluzione. Oggi una pianificazione aziendale olistica deve integrare la sostenibilità ambientale, sociale e di governance. Questa nuova era, definita "beyond financial", espande il concetto di salute aziendale oltre i confini finanziari, includendo programmi di welfare come parte della strategia di sostenibilità. Le aziende sono spinte verso questo approccio da due forze principali: la pressione del settore finanziario, che richiede la conformità ai criteri ESG, e la crescente consapevolezza sociale verso i valori etici. 

 Il futuro della rendicontazione aziendale 
Dal 2024, le aziende europee dovranno compilare un bilancio di sostenibilità insieme a quello economico-finanziario. In Italia, la consultazione sul recepimento delle linee guida per la rendicontazione non finanziaria (CSRD) mira a coinvolgere le PMI, anticipando un cambiamento significativo nel panorama imprenditoriale italiano. 

Insieme verso il futuro. Unire Welfare e ESG per un'azienda sostenibile 
La transizione verso modelli di business sostenibili rappresenta una sfida ma anche un'opportunità enorme per le aziende. L'integrazione tra le politiche di Welfare e gli standard ESG non è solo una risposta alle pressioni esterne ma anche una strategia proattiva per un futuro etico e prospero.  

La nostra collaborazione sottolinea l'importanza di guidare le PMI in questo percorso, rendendo esplicito e strutturato il loro impegno intrinseco verso la sostenibilità.

Attraverso questo articolo, vogliamo illuminare la strada a quelle aziende che cercano di navigare le acque della sostenibilità, dimostrando come Welfare e ESG possano camminare mano nella mano verso un futuro sostenibile e responsabile. 

 

foto articolo
11/12/2023
Welfare

Welfare e Finance? Sono più connessi di quanto pensi!

Spesso mi chiedono perché mi occupo sia di Welfare Aziendale sia di consulenza in ambito AFC. La risposta?  

Oltre a rappresentare due mie grandi passioni, entrambe le mie attività mirano a migliorare la vita: delle persone, lavoratori e imprenditori, e delle aziende. Ma c'è di più!  

Scopriamo cosa unisce davvero Welfare e Finanza! 

 

Welfare e Finance. Molto più di un obiettivo comune 

I seguenti termini potrebbero sembrare totalmente scollegati l’uno dall’altro, ma non è proprio così. Scopriamoli insieme: 

  • ESG (Environmental Social & Governance). Serve per valutare come le aziende si comportano rispetto all'ambiente alla società e alla loro gestione. Environmental sta per Ecologia e include tutte le attività che un’azienda può mettere in atto per essere più sostenibile. Il termine Social si riferisce alle relazioni che l’azienda tiene con il territorio, le persone, i lavoratori, i fornitori, i clienti e la comunità di riferimento. Mentre con Governance ci si riferisce agli elementi distintivi di una gestione aziendale ispirata a buone pratiche e a principi etici, tra cui le logiche legate alla retribuzione dei dirigenti, il rispetto dei diritti degli azionisti, la trasparenza delle decisioni aziendali e il rispetto delle minoranze. 
  • Parità di genere. L’insieme delle politiche aziendali che vogliono assicurare uguaglianza di diritti e opportunità a tutti, indipendentemente dal genere dalla cultura o dalla religione. 
  • Sanità integrativa. Garantisce il diritto alla cura delle persone tramite piani sanitari che prevedono il rimborso delle spese mediche o dà un sostegno in caso di perdita dell’autosufficienza. Un modo per completare, e non sostituire, ciò che offre il Sistema Sanitario Nazionale garantendo cure migliori e più tempestive. 
  • Welfare Aziendale. È l’insieme delle iniziative che un’impresa mette in pratica per il benessere dei propri dipendenti e dei loro famigliari sotto ogni aspetto: economico, sociale e nel bilanciamento tra lavoro e vita privata. 
  • Agenda 2030 e SDGs (Sustainable Development Goals). Il nuovo quadro di riferimento globale per l'impegno nazionale e internazionale a trovare soluzioni comuni alle grandi sfide del pianeta, quali l'estrema povertà, i cambiamenti climatici, il degrado dell'ambiente e le crisi sanitarie. 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030 per un futuro migliore. 
  • Adeguati assetti organizzativi. Permettono la tempestiva rilevazione delle attività di gestione e produrre previsioni reali sull’esercizio in corso e a quello, almeno, dei 12 mesi successivi. Esistono tre tipologie di assetto: Organizzativo, per garantire il processo decisionale e definire il sistema di gestione dei rischi e del controllo interno; Amministrativo, per pianificare programmare e controllare le performance aziendali; Contabile, per una corretta rilevazione contabile delle attività aziendali, sia ai fini della programmazione sia della consuntivazione. 
  • Budget e Pianificazione Finanziaria. Aiutano a prevedere e gestire le finanze aziendali in modo efficace dal punto di vista patrimoniale, economico e finanziario. La pianificazione finanziaria invece è l’analisi prospettica dei flussi finanziari in entrata e in uscita di un’azienda. 
  • Controllo di Gestione e Analisi Costi. Aiutano la direzione aziendale a prendere decisioni informate per migliorare le performance e la salute finanziaria dell’azienda, ottimizzando i costi e massimizzando gli utili. Misurano inoltre la redditività dei singoli prodotti e i risultati economico-finanziari, confrontandone l'andamento in uno specifico periodo e con quanto previsto a budget. 

 

L'interazione tra Welfare e Finance  

Dopo aver descritto ogni strumento e attività che caratterizzano la mia consulenza sia in ambito Welfare sia Finance, analizziamo ora le interazioni tra di loro: 

  • La Parità di Genere è un pilastro del Welfare, migliora l’ambito Social dell’ESG e partecipa all’obiettivo 5 dell’Agenda 2030. 
  • Il Welfare Aziendale, che può includere forme di Sanità Integrativa, migliora il rating ESG e contribuisce al raggiungimento di ben 4-5 obiettivi dell’Agenda 2030 in materia di Salute, Istruzione, Lavoro, Crescita Economica, Riduzione delle Disuguaglianze e Sostenibilità Sociale, nel caso si implementino strategie di Welfare Famigliare e Territoriale. 
  • Il Welfare Aziendale può essere inoltre uno strumento per ridurre i costi del personale o, in alternativa, aumentare la remunerazione dei lavoratori senza incidere sui costi del lavoro. 
  • Budget Pianificazione Finanziaria Controllo di Gestione e Analisi dei Costi e/o della Marginalità sono tutti strumenti necessari per una corretta gestione aziendale, per mantenere l’azienda efficiente, produttiva, in buona salute e in grado di affrontare investimenti. Rispettosa, inoltre, degli accordi contrattuali presi con dipendenti, istituzioni, fornitori e clienti. Anch’essi migliorano il rating ESG e gli adeguati Assetti Organizzativi previsti dalla legge sulla Crisi d’Impresa, contribuendo inoltre al raggiungimento di 3 obiettivi dell’Agenda 2030 nell'ambito della Crescita Economica, Innovazione e Infrastrutture, Consumo e Produzione Responsabili. 

Ora il collegamento tra Welfare e Finance dovrebbe essere più evidente.  

foto articolo
23/11/2023
Finance

Il Credit Manager? Non è solo una risorsa Finance

Nei miei precedenti articoli sul Credit Management, ho sempre descritto le attività di un Credit Manager in ambito AFC (Amministrazione Finanza e Controllo): Recupero crediti, gestione del rischio commerciale, ottimizzazione dei flussi di cassa, ottimizzazione fiscale per i crediti inesigibili, ecc. Abbiamo anche detto che, per il suo ruolo cruciale, il Credit manager è traversale a varie funzioni: 

  • Controllo di Gestione 
  • Tesoreria 
  • Commerciale 
  • Logistica 
  • Supply Chain Operation 
  • HR 

Ma oltre a queste, il Credit Manager potrebbe svolgere, in modo decisamente professionale, altre due attività che solitamente non gli vengono assegnate: supporto alla direzione acquisti e alla direzione Marketing. 

 

Il Credit Manager. Una risorsa cruciale anche per Acquisti e Marketing 

Nel primo caso, il CM potrebbe utilizzare le proprie competenze e i propri strumenti di valutazione delle aziende per l’analisi dei fornitori, andando così a dare maggior rilievo alla solidità aziendale e alla sua affidabilità in termini di reputazione e servizio offerto. 

Nel secondo caso invece, il CM potrebbe fare attività strategica evidenziando a monte tutte quelle aziende che potrebbero diventare dei buoni clienti, sia per lo sviluppo del business sia per la loro solidità. Questa seconda attività sarebbe molto utile perché andrebbe a ottimizzare l’attività del personale dedicato alla vendita, impedendogli di perdere tempo nei confronti di quelle aziende che poi risulterebbero poco affidabili con la conseguente riduzione dei costi.  

In considerazione a quanto sopra descritto e del suo ruolo trasversale, un buon Credit manager deve avere una consolidata conoscenza amministrativo finanziaria, ma anche conoscenze e capacità relazionali che lo portino vicino a un ruolo commerciale senza fare il cosiddetto “Signor NO”. 

A questo punto si pongono, però, due quesiti: 

  • Un credit manager che dipende dalla direzione AFC può essere commercialmente sensibile? 
  • Un credit manager che dipende dalla direzione Commerciale può avere un comportamento determinato quando si trova davanti a un cliente non affidabile o a un cliente importante per fatturato che dà segnali di elevata rischiosità o credito scaduto? 

A mio parere, la giusta organizzazione dovrebbe prevedere il CM alle dirette dipendenze del Direttore Generale o dell’Amministratore Delegato. Nel caso in cui questo non sia possibile, dovrebbe dipendere dal CFO. 

E voi, #creditmanager da chi dipendete? 

foto articolo
09/11/2023
Finance

Cessione dei crediti inesigibili? Ti spiego come farlo nel modo corretto per pagare meno tasse a fine anno

Tutti conosciamo la tradizione casalinga delle pulizie di primavera o di fine anno.  

Esistono momenti analoghi anche in azienda. Stiamo parlando di ottobre e novembre, mesi ideali per le cosiddette “pulizie di bilancio”. Ma cosa si intende esattamente? 

 

Pulizie di bilancio e valutazione dei crediti inesigibili 

In questo periodo le aziende hanno ormai una visione abbastanza precisa dei risultati di fine anno, e decidono così di dedicare tempo all’analisi dei crediti ancora da incassare. L'obiettivo? Massimizzare gli incassi e decidere quali crediti vanno considerati inesigibili. 

 

Crediti inesigibili. Le condizioni per poterli dedurre fiscalmente 

Una piccola lezione: perché la perdita di un credito inesigibile possa essere considerato fiscalmente deducibile, deve avere, contemporaneamente, due caratteristiche chiave: la certezza dell'importo e la competenza di esercizio. Questo si verifica principalmente in presenza di: 

  • clienti in procedura concorsuale nell’anno di dichiarazione della procedura;  
  • azioni di recupero che non hanno portato a nulla, nell’anno in cui il debitore diventa irreperibile o l’azione di recupero giudiziale risulta definitivamente negativa.  
  • accordi transattivi di saldo e stralcio, nell’anno in cui si conclude l’accordo, cioè con il pagamento integrale dell’importo transato. 

 

Cessione del credito pro-soluto. L’ultima spiaggia 

Se per qualche motivo si perde l'occasione di registrare la perdita in questi casi, c'è solo un'alternativa per rendere deducibile la perdita: la cessione del credito pro-soluto. Per effettuare correttamente questa operazione, sono necessari due attori: 

  • l'azienda, che effettua una due diligence sui crediti e tenta il recupero. 
  • l'acquirente dei crediti inesigibili. 

Sì, il guadagno per l’azienda è solo simbolico, pari allo 0,05% del valore, ma ci sono due vantaggi: 

  • un bilancio pulito e veritiero, rispettando tutti i principi contabili, indipendentemente da quali applicate (IAS/IRFS o OIC); 
  • una deduzione fiscale sull’IRES pari al 24% delle perdite registrate. 

 

Cessione dei crediti inesigibili. Scegli il partner giusto 

Un ultimo consiglio: scegliere il partner giusto per la cessione è fondamentale per evitare sorprese. Ma prima di affidarvi, valutate attentamente che il loro modus operandi renda sicura l’intera operazione, per non ritrovarsi a ricevere spiacevoli ispezioni fiscali.   

 

Sei incerto su come gestire questa situazione?  

Contattami e scopriamo insieme come riportare la "primavera" nel tuo bilancio. 

foto articolo