Nel primo articolo dedicato a Come progettare una politica di Welfare ho introdotto le fasi da seguire per rendere il progetto efficace e in grado di soddisfare le esigenze dei dipendenti e dell’azienda, nonché di raggiungere i risultati sperati. Quali sono le attività dalle quali partire?
Conoscere l’organizzazione aziendale
Il Welfare Manager, o chiunque abbia l’incarico di impostare il progetto di Welfare, deve innanzitutto conoscere a fondo l’organizzazione aziendale, nonché le politiche di gestione e retribuzione del personale già esistenti.
Questo ci permette di recuperare tutte le informazioni riguardanti la popolazione aziendale (anagrafe, logistica, assenteismo, retribuzione fissa e variabile, relazioni sindacali), le aree di intervento e quelle di miglioramento, ma soprattutto di valutare quali potrebbero essere gli impatti positivi sui costi del personale.
Comunicare il progetto ai dipendenti
Un’altra attività indispensabile per avere successo in un progetto di Welfare è la comunicazione da effettuarsi all’inizio, ma soprattutto al termine, del progetto stesso. Per fare davvero in modo che funzioni bisogna rendere partecipi, anche se indirettamente, tutti i dipendenti dell'azienda.
Un buon piano di comunicazione permette ai dipendenti di percepire il giusto valore del progetto e di dare il loro contributo al fondamentale passaggio successivo, ossia l’analisi dei bisogni.
L’analisi dei bisogni
L’analisi dei bisogni è la base dalla quale un progetto di Welfare prende finalmente vita, è la sua guida operativa. Lo scopo è quello di analizzare tutte le necessità dei lavoratori, sul lavoro ma anche nella vita privata. Ci sono vari modi per effettuare l’analisi dei bisogni, che possono cambiare a seconda degli strumenti a disposizione e/o delle dimensioni aziendali:
Questionari o Sondaggi. Un insieme di domande fatte a tutti i dipendenti, o alla maggior parte di essi. Tramite questa attività, la raccolta dei dati è strutturata e facilmente gestibile. Utilizzati in genere nelle aziende con tanti dipendenti, la somministrazione di un questionario da un lato risulta impegnativo per la mole di informazioni da gestire una volta raccolte le risposte, dall’altro però permette di avere informazioni precise e dettagliate.
Focus Group. L’analisi viene fatta dopo aver scelto un gruppo ristretto di persone. Un campione con caratteristiche variegate che sia il più rappresentativo possibile di tutta la popolazione aziendale. Questo strumento è sicuramente più rapido, ma meno preciso dei questionari.
Colloqui individuali. Sono come i focus group ma proposti individualmente a un numero ristretto di persone. Se i dipendenti dell’azienda non sono tanti, questa modalità permette di coinvolgere tutti i dipendenti in maniera approfondita.
Quick Analisys. Indagine elaborata senza coinvolgimento dei dipendenti, utilizzando soltanto i dati aziendali raccolti.
Una sola priorità: rispecchiare i bisogni dei dipendenti
Una volta raccolti i bisogni dei dipendenti si può procedere a ordinare tutte le informazioni emerse, raggrupparle secondo criteri omogenei e metterli in ordine di rilevanza e/o priorità, al fine di impostare tutte le iniziative di welfare a esse collegato. Ecco una lista di esempi dei bisogni aziendali più comuni riscontrabili in seguito all’analisi dei bisogni:
L’analisi dei bisogni deve essere rifatta periodicamente, al fine di evidenziare eventuali evoluzioni e consentire l’adeguamento del piano di welfare alle nuove esigenze.