il welfare aziendale costo o opportunita
05/01/2022 Welfare

 

Durante la mia vita lavorativa sia come dipendente, che come consulente, ho avuto modi di vivere diverse realtà aziendali.

In alcune di queste, il turn over del personale era molto elevato causando gravi impatti sull’azienda dal punto di vista organizzativo, ma ancora di più economico.

Eh si, è proprio così!

Una risorsa con esperienza che esce da un’azienda comporta sempre dei costi, spesso non considerati perché occulti, ma di entità non trascurabile.

Questi ultimi possono essere collegati al periodo di vacatio della posizione, alla nuova risorsa da ricercare e formare nuovamente con tutte le conseguenti inefficienze, ma anche alla possibilità che la risorsa valida possa andare a lavorare da un’azienda concorrente con le conseguenti ripercussioni sul business.

Ma quali sono le motivazioni che possono trattenere un collaboratore dipendente affinché non desideri cambiare posto di lavoro?

La prima risposta che viene spontanea pensare è anche la più semplice: maggior quantità di denaro in busta paga. Nella maggior parte dei casi, però, la retribuzione non è la causa scatenante per la ricerca di un nuovo posto di lavoro.

Tra le principali motivazioni che trattengono i dipendenti presso l’azienda in cui lavorano possiamo evidenziare  :

  • lo sviluppo delle competenze, una buona formazione e concrete prospettive per il futuro
  • Un buon clima aziendale e un buon equilibrio tra vita privata e vita lavorativa
  • la valorizzazione del dipendente come “persona”,
  • il senso di appartenenza e una concreta partecipazione ai risultati aziendali

Una delle azioni che l’azienda può mettere in atto per sodisfare i propri dipendenti è l’attivazione di un buon piano di WELFARE AZIENDALE

Ma in concreto cos’è il WELFARE AZIENDALE ?

Per WELFARE aziendale si intende il complesso delle erogazioni e prestazioni che un'azienda riconosce ai propri dipendenti con lo scopo di migliorarne la vita privata e lavorativa.

Possono essere classificati come Welfare Aziendale :

  • la mensa aziendale o i buoni pasto
  • un piano formativo strutturato
  • Lo smart working e l’orario di lavoro elastico
  • Una parte della retribuzione collegata agli obiettivi aziendali
  • Strutture e servizi per i dipendenti (es. : palestra, asilo)
  • Una copertura sanitaria e/o previdenziale integrativa
  • i Flexible benefit

I meno conosciuti tra tutti quelli sopracitati e che, di conseguenza, andremo ad approfondire sono i FLEXIBLE BENEFIT

I FLEXIBLE BENEFIT un sono metodo di remunerazione per i dipendenti, alternativo alla somma erogata in busta paga. Questi strumenti consistono in beni e servizi messi a disposizione dall’azienda, solitamente tramite fornitori esterni dotati di piattaforme web, per il benessere dei propri lavoratori.

La definizione “Flexible” è proprio identificativa della flessibilità di impiego, molto simile al denaro.

Il vantaggio principale di questi benefit, oltre alla semplicità di utilizzo, è fiscale in quanto non sono soggetti a tassazione sia per il dipendente che li percepisce che per l’impresa che li eroga.

A parità di budget stanziato dall’azienda, con i Flexible benefit, il dipendente percepisce circa il doppio della somma rispetto a quanto riceverebbe in busta paga.

Vi rappresento qui di seguito con due grafici il confronto tra il pagamento in busta paga e con i Flexible Benefit :

    graf flex ben

Ovviamente non è possibile erogare l’intera retribuzione in Flexible Benefit, ma si possono destinare solamente alcune somme come ad esempio :

  • Il premio di produzione
  • La parte variabile collegata agli obiettivi aziendali
  • Una somma predefinita prevista dal CCNL (es. contratto dei metalmeccanici)

Quali sono le possibilità di impiego e i limiti di spesa dei Flexible Benefit ?

  1. Previdenza integrativa

Il dipendente può scegliere di destinare tutto o una parte del suo budget ad un fondo a sua scelta e chiederne il rimborso all’azienda. Massimale non soggetto a tassazione 5.314 €

  1. Sanità integrativa

Il dipendente può scegliere di destinare tutto o una parte del suo budget al pagamento di spese mediche personali o ad una copertura sanitaria a sua scelta e chiederne il rimborso all’azienda. Massimale non soggetto a tassazione 3.615 €

  1. Buoni spesa / Gift Card

Sono le cosiddette carte prepagate .

Il massimale non soggetto a tassazione è di 258 €. Per il 2021 il massimale era di 516 €

  1. Trasporti pubblici per il rimborso di abbonamenti al trasporto pubblico locale e non solo
  2. Spese di istruzione per il rimborso tasse scolastiche, rette universitarie, Campus e libri di testo, ecc.
  3. Assistenza sociosanitaria per il rimborso di spese sostenute per assistenza domiciliare, assistenza per non autosufficienti e anziani
  4. Tempo libero per il rimborso di viaggi, vacanze, benessere corsi ricreativi e culturali, ecc.

Per le spese di cui ai punti dal 4 al 7 non sono previsti limiti massimi di spesa imposti dal fisco

Da studi fatti in varie realtà multinazionali che hanno applicato un buon piano di welfare, come ad esempio Ing Direct, Coca Cola, Dupont, Jhonson & Jhonson, ecc.  sono stati identificati i principali impatti positivi :

  • Maggior produttività
  • Maggior senso di appartenenza
  • Minore assenteismo
  • Maggior visibilità positiva dell’azienda e miglior competitività
  • Maggior attrattiva verso i nuovi talenti e i talenti già presenti
  • minori costi del personale e maggior remunerazione per i dipendenti

Possiamo sintetizzare il tutto in quattro parole : + produttività, + fatturato, + Pubblicità e – costi

E quindi ….. Cosa aspettate a pianificare il vostro budget in Flexible Benefit ?

Categorie

Welfare Finanza

News

15/02/2024
Welfare

Unire le forze. Welfare aziendale e Certificazione ESG per un futuro sostenibile 

di Stefano Campagnoni e Giovanni De Salvo 

Lo scorso dicembre, ho condiviso come le mie aree di interesse, Welfare e Finance, si intreccino profondamente, toccando tematiche cruciali come ESG, adeguati assetti organizzativi, parità di genere, sanità integrativa e pianificazione finanziaria. 

Recentemente, ho avuto il piacere di incontrarmi con Giovanni De Salvo, temporary Manager CFO che si è specializzato in tematiche ESG da oltre un anno, per discutere di queste intersezioni. Questo incontro ha ispirato la creazione di un articolo a quattro mani, dove esploriamo insieme il potenziale delle sinergie tra politiche di Welfare e certificazione ESG. 

ESG e Welfare Aziendale. Un legame indissolubile 
L'acronimo ESG sta per Ecologia, Sostenibilità sociale e Governance. Il Welfare aziendale si focalizza principalmente sugli aspetti sociali e di governance ma, con un'attenta gestione, può contribuire significativamente anche all'ecologia. 

Sostenibilità sociale e Impatto Ecologico attraverso Welfare e Governance  
Il Welfare aziendale mira a migliorare la qualità di vita dei dipendenti e a bilanciare la vita lavorativa con quella privata. Iniziative come coperture sanitarie, fringe benefits, budget per flexible benefit, e supporto psicologico, non solo arricchiscono la vita dei lavoratori e dei loro familiari ma rafforzano anche il tessuto economico e sociale locale. Le strategie di governance, invece, includono il monitoraggio dei KPI aziendali e premi legati agli obiettivi di sostenibilità, promuovendo così pratiche eco-sostenibili. 

Oltre la solidità finanziaria. Il contributo di Giovanni De Salvo 
La visione tradizionale della salute aziendale, focalizzata sulla solidità finanziaria, è in evoluzione. Oggi una pianificazione aziendale olistica deve integrare la sostenibilità ambientale, sociale e di governance. Questa nuova era, definita "beyond financial", espande il concetto di salute aziendale oltre i confini finanziari, includendo programmi di welfare come parte della strategia di sostenibilità. Le aziende sono spinte verso questo approccio da due forze principali: la pressione del settore finanziario, che richiede la conformità ai criteri ESG, e la crescente consapevolezza sociale verso i valori etici. 

 Il futuro della rendicontazione aziendale 
Dal 2024, le aziende europee dovranno compilare un bilancio di sostenibilità insieme a quello economico-finanziario. In Italia, la consultazione sul recepimento delle linee guida per la rendicontazione non finanziaria (CSRD) mira a coinvolgere le PMI, anticipando un cambiamento significativo nel panorama imprenditoriale italiano. 

Insieme verso il futuro. Unire Welfare e ESG per un'azienda sostenibile 
La transizione verso modelli di business sostenibili rappresenta una sfida ma anche un'opportunità enorme per le aziende. L'integrazione tra le politiche di Welfare e gli standard ESG non è solo una risposta alle pressioni esterne ma anche una strategia proattiva per un futuro etico e prospero.  

La nostra collaborazione sottolinea l'importanza di guidare le PMI in questo percorso, rendendo esplicito e strutturato il loro impegno intrinseco verso la sostenibilità.

Attraverso questo articolo, vogliamo illuminare la strada a quelle aziende che cercano di navigare le acque della sostenibilità, dimostrando come Welfare e ESG possano camminare mano nella mano verso un futuro sostenibile e responsabile. 

 

foto articolo
11/12/2023
Welfare

Welfare e Finance? Sono più connessi di quanto pensi!

Spesso mi chiedono perché mi occupo sia di Welfare Aziendale sia di consulenza in ambito AFC. La risposta?  

Oltre a rappresentare due mie grandi passioni, entrambe le mie attività mirano a migliorare la vita: delle persone, lavoratori e imprenditori, e delle aziende. Ma c'è di più!  

Scopriamo cosa unisce davvero Welfare e Finanza! 

 

Welfare e Finance. Molto più di un obiettivo comune 

I seguenti termini potrebbero sembrare totalmente scollegati l’uno dall’altro, ma non è proprio così. Scopriamoli insieme: 

  • ESG (Environmental Social & Governance). Serve per valutare come le aziende si comportano rispetto all'ambiente alla società e alla loro gestione. Environmental sta per Ecologia e include tutte le attività che un’azienda può mettere in atto per essere più sostenibile. Il termine Social si riferisce alle relazioni che l’azienda tiene con il territorio, le persone, i lavoratori, i fornitori, i clienti e la comunità di riferimento. Mentre con Governance ci si riferisce agli elementi distintivi di una gestione aziendale ispirata a buone pratiche e a principi etici, tra cui le logiche legate alla retribuzione dei dirigenti, il rispetto dei diritti degli azionisti, la trasparenza delle decisioni aziendali e il rispetto delle minoranze. 
  • Parità di genere. L’insieme delle politiche aziendali che vogliono assicurare uguaglianza di diritti e opportunità a tutti, indipendentemente dal genere dalla cultura o dalla religione. 
  • Sanità integrativa. Garantisce il diritto alla cura delle persone tramite piani sanitari che prevedono il rimborso delle spese mediche o dà un sostegno in caso di perdita dell’autosufficienza. Un modo per completare, e non sostituire, ciò che offre il Sistema Sanitario Nazionale garantendo cure migliori e più tempestive. 
  • Welfare Aziendale. È l’insieme delle iniziative che un’impresa mette in pratica per il benessere dei propri dipendenti e dei loro famigliari sotto ogni aspetto: economico, sociale e nel bilanciamento tra lavoro e vita privata. 
  • Agenda 2030 e SDGs (Sustainable Development Goals). Il nuovo quadro di riferimento globale per l'impegno nazionale e internazionale a trovare soluzioni comuni alle grandi sfide del pianeta, quali l'estrema povertà, i cambiamenti climatici, il degrado dell'ambiente e le crisi sanitarie. 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030 per un futuro migliore. 
  • Adeguati assetti organizzativi. Permettono la tempestiva rilevazione delle attività di gestione e produrre previsioni reali sull’esercizio in corso e a quello, almeno, dei 12 mesi successivi. Esistono tre tipologie di assetto: Organizzativo, per garantire il processo decisionale e definire il sistema di gestione dei rischi e del controllo interno; Amministrativo, per pianificare programmare e controllare le performance aziendali; Contabile, per una corretta rilevazione contabile delle attività aziendali, sia ai fini della programmazione sia della consuntivazione. 
  • Budget e Pianificazione Finanziaria. Aiutano a prevedere e gestire le finanze aziendali in modo efficace dal punto di vista patrimoniale, economico e finanziario. La pianificazione finanziaria invece è l’analisi prospettica dei flussi finanziari in entrata e in uscita di un’azienda. 
  • Controllo di Gestione e Analisi Costi. Aiutano la direzione aziendale a prendere decisioni informate per migliorare le performance e la salute finanziaria dell’azienda, ottimizzando i costi e massimizzando gli utili. Misurano inoltre la redditività dei singoli prodotti e i risultati economico-finanziari, confrontandone l'andamento in uno specifico periodo e con quanto previsto a budget. 

 

L'interazione tra Welfare e Finance  

Dopo aver descritto ogni strumento e attività che caratterizzano la mia consulenza sia in ambito Welfare sia Finance, analizziamo ora le interazioni tra di loro: 

  • La Parità di Genere è un pilastro del Welfare, migliora l’ambito Social dell’ESG e partecipa all’obiettivo 5 dell’Agenda 2030. 
  • Il Welfare Aziendale, che può includere forme di Sanità Integrativa, migliora il rating ESG e contribuisce al raggiungimento di ben 4-5 obiettivi dell’Agenda 2030 in materia di Salute, Istruzione, Lavoro, Crescita Economica, Riduzione delle Disuguaglianze e Sostenibilità Sociale, nel caso si implementino strategie di Welfare Famigliare e Territoriale. 
  • Il Welfare Aziendale può essere inoltre uno strumento per ridurre i costi del personale o, in alternativa, aumentare la remunerazione dei lavoratori senza incidere sui costi del lavoro. 
  • Budget Pianificazione Finanziaria Controllo di Gestione e Analisi dei Costi e/o della Marginalità sono tutti strumenti necessari per una corretta gestione aziendale, per mantenere l’azienda efficiente, produttiva, in buona salute e in grado di affrontare investimenti. Rispettosa, inoltre, degli accordi contrattuali presi con dipendenti, istituzioni, fornitori e clienti. Anch’essi migliorano il rating ESG e gli adeguati Assetti Organizzativi previsti dalla legge sulla Crisi d’Impresa, contribuendo inoltre al raggiungimento di 3 obiettivi dell’Agenda 2030 nell'ambito della Crescita Economica, Innovazione e Infrastrutture, Consumo e Produzione Responsabili. 

Ora il collegamento tra Welfare e Finance dovrebbe essere più evidente.  

foto articolo
23/11/2023
Finance

Il Credit Manager? Non è solo una risorsa Finance

Nei miei precedenti articoli sul Credit Management, ho sempre descritto le attività di un Credit Manager in ambito AFC (Amministrazione Finanza e Controllo): Recupero crediti, gestione del rischio commerciale, ottimizzazione dei flussi di cassa, ottimizzazione fiscale per i crediti inesigibili, ecc. Abbiamo anche detto che, per il suo ruolo cruciale, il Credit manager è traversale a varie funzioni: 

  • Controllo di Gestione 
  • Tesoreria 
  • Commerciale 
  • Logistica 
  • Supply Chain Operation 
  • HR 

Ma oltre a queste, il Credit Manager potrebbe svolgere, in modo decisamente professionale, altre due attività che solitamente non gli vengono assegnate: supporto alla direzione acquisti e alla direzione Marketing. 

 

Il Credit Manager. Una risorsa cruciale anche per Acquisti e Marketing 

Nel primo caso, il CM potrebbe utilizzare le proprie competenze e i propri strumenti di valutazione delle aziende per l’analisi dei fornitori, andando così a dare maggior rilievo alla solidità aziendale e alla sua affidabilità in termini di reputazione e servizio offerto. 

Nel secondo caso invece, il CM potrebbe fare attività strategica evidenziando a monte tutte quelle aziende che potrebbero diventare dei buoni clienti, sia per lo sviluppo del business sia per la loro solidità. Questa seconda attività sarebbe molto utile perché andrebbe a ottimizzare l’attività del personale dedicato alla vendita, impedendogli di perdere tempo nei confronti di quelle aziende che poi risulterebbero poco affidabili con la conseguente riduzione dei costi.  

In considerazione a quanto sopra descritto e del suo ruolo trasversale, un buon Credit manager deve avere una consolidata conoscenza amministrativo finanziaria, ma anche conoscenze e capacità relazionali che lo portino vicino a un ruolo commerciale senza fare il cosiddetto “Signor NO”. 

A questo punto si pongono, però, due quesiti: 

  • Un credit manager che dipende dalla direzione AFC può essere commercialmente sensibile? 
  • Un credit manager che dipende dalla direzione Commerciale può avere un comportamento determinato quando si trova davanti a un cliente non affidabile o a un cliente importante per fatturato che dà segnali di elevata rischiosità o credito scaduto? 

A mio parere, la giusta organizzazione dovrebbe prevedere il CM alle dirette dipendenze del Direttore Generale o dell’Amministratore Delegato. Nel caso in cui questo non sia possibile, dovrebbe dipendere dal CFO. 

E voi, #creditmanager da chi dipendete? 

foto articolo
09/11/2023
Finance

Cessione dei crediti inesigibili? Ti spiego come farlo nel modo corretto per pagare meno tasse a fine anno

Tutti conosciamo la tradizione casalinga delle pulizie di primavera o di fine anno.  

Esistono momenti analoghi anche in azienda. Stiamo parlando di ottobre e novembre, mesi ideali per le cosiddette “pulizie di bilancio”. Ma cosa si intende esattamente? 

 

Pulizie di bilancio e valutazione dei crediti inesigibili 

In questo periodo le aziende hanno ormai una visione abbastanza precisa dei risultati di fine anno, e decidono così di dedicare tempo all’analisi dei crediti ancora da incassare. L'obiettivo? Massimizzare gli incassi e decidere quali crediti vanno considerati inesigibili. 

 

Crediti inesigibili. Le condizioni per poterli dedurre fiscalmente 

Una piccola lezione: perché la perdita di un credito inesigibile possa essere considerato fiscalmente deducibile, deve avere, contemporaneamente, due caratteristiche chiave: la certezza dell'importo e la competenza di esercizio. Questo si verifica principalmente in presenza di: 

  • clienti in procedura concorsuale nell’anno di dichiarazione della procedura;  
  • azioni di recupero che non hanno portato a nulla, nell’anno in cui il debitore diventa irreperibile o l’azione di recupero giudiziale risulta definitivamente negativa.  
  • accordi transattivi di saldo e stralcio, nell’anno in cui si conclude l’accordo, cioè con il pagamento integrale dell’importo transato. 

 

Cessione del credito pro-soluto. L’ultima spiaggia 

Se per qualche motivo si perde l'occasione di registrare la perdita in questi casi, c'è solo un'alternativa per rendere deducibile la perdita: la cessione del credito pro-soluto. Per effettuare correttamente questa operazione, sono necessari due attori: 

  • l'azienda, che effettua una due diligence sui crediti e tenta il recupero. 
  • l'acquirente dei crediti inesigibili. 

Sì, il guadagno per l’azienda è solo simbolico, pari allo 0,05% del valore, ma ci sono due vantaggi: 

  • un bilancio pulito e veritiero, rispettando tutti i principi contabili, indipendentemente da quali applicate (IAS/IRFS o OIC); 
  • una deduzione fiscale sull’IRES pari al 24% delle perdite registrate. 

 

Cessione dei crediti inesigibili. Scegli il partner giusto 

Un ultimo consiglio: scegliere il partner giusto per la cessione è fondamentale per evitare sorprese. Ma prima di affidarvi, valutate attentamente che il loro modus operandi renda sicura l’intera operazione, per non ritrovarsi a ricevere spiacevoli ispezioni fiscali.   

 

Sei incerto su come gestire questa situazione?  

Contattami e scopriamo insieme come riportare la "primavera" nel tuo bilancio. 

foto articolo